Il fascino dei tarocchi

Un giorno, per scherzo, dissi ad un persona che in questo mondo a tratti assurdo avrei dovuto intraprendere la professione di cartomante, che sicuramente mi avrebbe dato più gratificazione del lavoro che facevo allora. Sono sempre stata una persona molto pragmatica e poco propensa a credere al fato o al destino, quindi lo dissi con puro spirito ironico. Altrettanto ironicamente, la persona a cui feci questa battuta, dopo qualche tempo mi regalò un mazzo di tarocchi. Ci risi su apprezzando il risvolto divertente della cosa e misi le carte in un cassetto, dove sono rimaste per alcuni anni. Un giorno, per noia o disperazione, decisi di prenderle in mano e provare a ‘leggere ste carte’. Ero ad un bivio e non sapevo più a cosa affidarmi per prendere una decisione. Mi sono detta… Provo, che male può farmi? Bè mi si è aperto un mondo affascinante. La storia che le carte mi rappresentavano mi ha fatto capire cosa davvero volessi. Non tanto le carte mi hanno dato la soluzione, ma la mia reazione ad esse. Insomma ogni tanto le consulto, vedo cosa mi dicono e sento come il mio io risponde, poi decido. Perché siamo sempre e solo noi fautori del nostro destino, ma a volte abbiamo bisogno di imput esterni per coglierne l’essenza.

È Natale, maledizione!

A me il Natale non piace. Il Natale così come viene inteso dal 90% delle persone mi fa una gran tristezza. Si “deve” passare dai parenti, ci si “deve” scambiare i regali, si “deve” essere felici, allegri e festosi. Cene, pranzi e aperitivi con i colleghi, parenti e conoscenti che durante l’anno eviti come la peste, ma a Natale no, te li devi sorbire e se ti rifiuti sei asociale e hai gravi problemi psico – relazionali di vario genere. Io odio le feste comandate. Mi mettono tristezza tutte le imposizioni tradizionaliste ed ipocrite che tutti criticano in qualsiasi altro momento, ma a cui ti devi piegare solo perché il calendario segna 25 dicembre. A Natale puoi, dice la canzone della pubblicità, e invece no. A Natale devi.

E allora metti lucine, addobbi e festoni su questo 🖕

Sogno o son desta?

Ho fatto un sogno bruttissimo.

Ero in una casa, qualche decennio fa, avevo appena subìto un’offesa. La rabbia mi pervadeva completamente e non potendo agire con violenza, cercavo di urlare, più forte che potevo. Usciva un suono gutturale, animalesco, un ruggito di odio e riscatto. Nessuno dei presenti ne era però spaventato e questo mi angosciava.

Improvvisamente mi sveglio e non so dove sono, quanti anni ho, in che letto mi trovo e se sono sola. Troppo buio e troppo sonno non mi fanno capire bene. Sento solo lo strascico di tutta quella rabbia e quell’angoscia che mi sono rimaste dentro, che mi fanno battere il cuore all’impazzata. Mi arriva una vampata di caldo incredibile in queste notti piuttosto freddine. Come se il mio corpo volesse espellere tutto quel malessere attraverso il sudore.

Finalmente un rumore mi riporta alla realtà…. Sento il mio compagno che russa….sono a casa mia. Nel mio letto. Col mio compagno. Non ho più 15anni e quelle situazioni angoscianti sono solo un lontano ricordo…. Eh niente, non sono mai stata così contenta di sentirlo russare.

Test negativo

É come scoprire di aver fallito un esame per cui ti eri preparato e avevi studiato tanto. Ingiusto.

Ma una parte di me si sente sollevata. Sollevata da una responsabilità più grande di me.

Eh niente, accetto e vado avanti. Non mi abbattero’ per questo. Evidentemente il mio destino ha piani diversi per me, e non è detto che non siano anche migliori.

Buona giornata #pensapositivo

Domani lo faccio

È da qualche giorno che me lo ripeto. Domani lo faccio. Ma ora basta rimandare. Domani lo faccio sul serio. Per la terza volta, domattina mi alzerò alla solita ora, andrò in bagno con gli occhi semichiusi e farò pipi’ su un bastoncino. E poi aspetterò. Arriverà la prima linea quasi subito e rimarrò li appesa al filo dell’attesa, per vedere se uscirà anche la seconda linea o se, come le altre volte, ci sarà solo uno spazio bianco. Vuoto.

Ma perché rimando già da un po’? Per paura. Temo qualunque risposta avrò, positiva o negativa che sia, per ragioni uguali ed opposte.

Se non sarò troppo sconvolta, domani vi dico il responso.

Di dove sei?

É una domanda che mi ha sempre messo in difficoltà.

Sono nata al sud, nel pase in cui sono nati mio padre e la mia nonna materna. Ma non mi sento di appartenere a quella terra. In fondo ci sono nata, ma non ci ho vissuto mai. Sono nata lì solo perché ho voluto venire al mondo prima del tempo. Sono cresciuta tra due regioni del nord, ma non mi sento di appartenere neanche a quelle terre. Non mi riconosco nel modo di pensare e agire delle persone di questi luoghi. Le mie radici dunque dove affondano? Di dove sono io? Mi piace pensare di essere un’italiana moderna, non radicata a nessun luogo particolare, una cittadina del mondo insomma, ma ho viaggiato poco e conosco poco questo vasto mondo per cui forse neanche questa etichetta mi si addice. Perché ormai dobbiamo etichettare tutto. Anche le sciocchezze che scriviamo sui social devono avere un ‘tag’ ovvero un’etichetta che evidenzi di cosa stiamo scrivendo. Che brutta cosa. Sembra che l’incertezza e la sfiducia che dilaga oggigiorno debba essere superata tramite definizioni ed etichette che hanno il presupposto di fissare certezze e invece no. Fissano solo preconcetti . Che poi quando qualcuno ti chiede di dove sei, evidentemente ti conosce da poco, anzi non ti conosce e quindi ti fa questa domanda per farsi un’idea più precisa di te. È vero che il posto in cui vivi può influenzare il tuo modo di essere, ma questo non dovrebbe creare pregiudizi. Perché è questo di cui parlo. Quando uno vuole farsi un’idea della tua personalità, basandosi sulla provenienza , si basa su pregiudizi.

Qualche giorno fa , una persona che conosco da poco mi ha fatto questa domanda :di dove sei? Io ho risposto raccontando brevemente dove sono nata e dove ho vissuto, come ho scritto all’inizio del post ed ho notato un guizzo di disappunto. La cosa che mi fa specie é che ancora oggi, nel 2018, quando racconti ad un italiano settentrionale di essere un italiano di origini meridionali, c’è ancora un grande pregiudizio. Fra italiani , gente della stessa terra, ci discriminamo. Dunque come possiamo parlare di integrazione con popoli starnieri?

Dobbiamo ancora integrarci tra di noi…

Lasciatemi qui ancora un pò

Sopra le nuvole ancora per un pò, con l’illusione che sia tutto chiaro, terso, pulito e luminoso. Candide nubi a coprire la visuale su quel mondo li sotto che ha qualcosa di sbagliato, ma che non voglio affrontare. Non ancora. Giu dalle nuvole a fare i conti con la realtà ci andrò un altro giorno. Oggi rimango qui a godermi la visuale di questo tramonto meraviglioso.

(Immagine dal web)